La maggior parte del campione faunistico di Vetricella è stato recuperato da contesti archeologici datati al Periodo 4 (seconda metà X – metà XI secolo d.C.) e, in misura minore, al Periodo 5+6 (metà XI – metà XIII secolo d.C.). I risultati zooarcheologici presentano forti similarità per i due gruppi cronologici analizzati.
In entrambi i periodi, i principali tre domestici (bovini, caprini e suidi) sono le specie animali più rappresentate; in dettaglio, i suidi sono la famiglia più abbondante nel campione, mentre i caprini sono scarsamente rappresentati; i bovini rappresentano la seconda specie più presente nel campione, e la loro presenza aumenta leggermente nel Periodo 5+6.
Importante anche la presenza di equidi sia adulti che subadulti; la robustezza e le grandi dimensioni che caratterizzavano i resti attribuibili a questa famiglia suggerisce una loro attribuzione tassonomica al cavallo e non all’asino o ad altri ibridi, la cui potenziale presenza nel sito non può essere però del tutto esclusa.
Al contrario, l’incidenza dei selvatici (che rappresentano meno del 4% del campione faunistico) è scarsa; tra questi sono stati individuati alcuni resti di cervo (Cervus elaphus) e/o daino (Dama dama), oltre ad alcuni elementi craniali (mandibole) di capriolo (Capreolus capreolus). In dettaglio, tra gli elementi appartenenti al cervo-daino sono stati registrati alcuni frammenti di palco lavorato e riferibili a contesti datati al Periodo 4 (Fig.1).
I dati biometrici e la registrazione di resti di neonatali (Fig.2) suggeriscono una natura prevalentemente domestica delle popolazioni di suidi analizzate; al tempo stesso, un allevamento di maiali nelle strette vicinanze del sito è testimoniato per entrambi i periodi. La produzione di tagli carnei specifici è testimoniata dall’alta incidenza di scapole di maiale (Fig.3), la maggior parte caratterizzata da tracce di macellazione; questo dato potrebbe suggerire l’esistenza di pratiche specializzate di macellazione nel sito. Al tempo stesso, un diverso livello di preservazione degli elementi anatomici e la presenza di un deficit di raccolta dei resti potrebbe aver influenzato la formazione del campione faunistico analizzato.