Durante l’ultima campagna di scavo a Vetricella (Scarlino), sono stati ritrovati diversi campioni di scorie metallurgiche e alcuni frammenti metallici. Le analisi di questi materiali (analisi metallurgiche, chimiche, mineralogiche) possono aiutare a definire quale tipo di lavorazione/produzione del metallo avveniva nel sito. La distribuzione degli scarti metallurgici potrebbe identificare le aree dedicate alla fusione, che potrebbero essere poi indagate nelle prossime campagne di scavo. Tutte le analisi saranno effettuate presso il Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Firenze.
Come evidenziato nelle precedenti indagini, la maggior parte delle scorie sono di tipo piano-convesso, e sono presumibilmente parte dello scarto della fusione del ferro (Fig.1). La prova di questa attività, a Vetricella (Scarlino), è fornita anche da altri ritrovamenti, tra cui diverse barre di ferro e un pezzo di ferro (in parte forgiato?), scoperto tra le scorie di fusione (Fig.2).
Data (fino ad ora) la scarsa presenza di scorie di ferro ricche di ematite e scorie rimaneggiate non possiamo ancora escludere l’ipotesi che la fusione del ferro fosse praticata anche a Vetricella (Scarlino). Specifiche analisi mineralogiche e sugli oligoelementi ci permetteranno di stabilire se i pezzi di minerale ferroso siano di provenienza elbana (Isola d’Elba), zona con grandi risorse minerarie, la più importante nell’antichità in tutta l’area del Mediterraneo.
Molte monete ben conservate (Argento/Rame), sono state trovate durante la campagna di scavo del 2016. Risalgono al IX- XI secolo d.C., e in base alle analisi numismatiche (A. Rovelli and C. Cicali) sembrano essere state coniate da diverse zecche italiane. Alcune di queste monete sono state selezionate per le analisi sugli isotopi del piombo al fine di stabilire le fonti di approvvigionamento del metallo per la monetazione nel periodo preso in esame, e, in particolare, il ruolo che avevano i minerali di rame/argento nella zona delle Colline Metallifere.