Lo studio sistematico delle pergamene altomedievali conservate nell’Archivio Storico Diocesano di Lucca ha consentito di ricostruire un’immagine complessiva degli assetti fondiari e delle strutture di potere nelle valli dei fiumi Cornia e Pecora fra VIII e X secolo.
Un discreto numero di pergamene sciolte prodotte e/o conservate dal vescovato lucchese riguardano, infatti, appezzamenti di terra situati in queste aree che furono oggetto di donazione, vendita, concessione.
Anzitutto le carte mettono bene in luce dei fattori strutturali. La società locale si caratterizzava per l’assenza di un vero e proprio tessuto aristocratico. A detenere medi e grandi complessi fondiari nella regione erano quanti gravitavano attorno alle grandi corti pubbliche: Lucca e Chiusi in età longobarda; Lucca dall’età carolingia. Fortissima era la presenza del fisco pubblico, percettibile anche tramite carte di provenienza quasi esclusivamente vescovile.
Dalle carte è possibile, poi, ricostruire una parabola diacronica e seguire nella regione dei processi di trasformazione politica e socio-economica: in particolare il fenomeno detto ‘incasellamento dei contadini’ (Fig.1). Si crearono più efficaci strumenti di drenaggio e circolazione delle risorse che si fecero maggiori, ma più concentrate. La crescente disponibilità di risorse procedette con la crescente gerarchizzazione e aristocratizzazione della società. Tutto ciò avvenne in simbiosi, non in contrasto con l’autorità pubblica.
Il riesame delle testimonianze altomedievali ha condotto, infine, a una rassegna ragionata del patrimonio vescovile lucchese in queste zone, mettendo in luce la centralità e la rilevanza di quattro comprensori fiscali, due per ciascuna valle, da cui in genere furono “enucleate” le curtes che transitarono in mano vescovile. Il prossimo passo della ricerca sarà condurre un’indagine sistematica delle testimonianze dei secoli XI e XII, conservate in parte ancora a Lucca, ma in misura crescente presso l’Archivio di Stato di Siena.