Giunto quasi a termine il censimento bibliografico dei rinvenimenti monetali della Toscana all’interno del progetto ERC nEu-Med, relativo al periodo VII-metà XIV secolo e finalizzato alla costruzione di un database dei rinvenimenti (e relativi contesti), è iniziato parallelamente anche l’inserimento del materiale numismatico inedito rinvenuto nei siti indagati dal Dipartimento di Scienze Storiche e dei Beni Culturali (Fig.1). Si tratta dei reperti monetali provenienti dai siti di Miranduolo, Campiglia M.ma, Canonica di S. Niccolò, Castel di Pietra, Cugnano, Donoratico, Montemassi, Monastero di S. Pietro in Monteverdi, Poggibonsi, e dall’ospedale cittadino del S. Maria della Scala a Siena. Il materiale numismatico confluirà nel database e andrà ad incrementare e dare completezza ai quadri finali di sintesi.
E’ proseguita inoltre la collaborazione con il Dipartimento di Scienze della Terra (Università di Firenze), e con il Dipartimento di Biotecnologie, Chimica e Farmacia dell’Università di Siena, relativamente alle analisi composizionali non distruttive, effettuate mediante la tecnica di fluorescenza a raggi X portatile (HH-XRF), e alle analisi isotopiche di un numero considerevole di nominali in mistura e argento al fine di avere un insieme di dati congruo statisticamente per poter fornire dati sulla quantità di fino, almeno nella media, e sulla qualità dei metalli in lega, che potrebbe fornire elementi utili a definire le tecniche di coniazione di specifiche serie e tipi.
Le analisi isotopiche, inoltre, contribuiranno a seguire gli itinerari dell’approvvigionamento dell’argento, nel tentativo di verificare i dati storici acquisiti e fornire elementi utili per nuove risposte, sui percorsi del rifornimento del metallo monetabile dal secondo quarto del XII secolo al primo quarto del XIV, attraverso il campionamento possibile di pezzi delle principali zecche toscane del periodo in oggetto (Lucca, Pisa, Siena e Firenze).
Pur nella consapevolezza che la misurazione del contenuto di fino in monete arricchite superficialmente, con metodi non distruttivi come l’XRF, sia difficile per la scarsa penetrazione dello strumento e per la variabilità delle leghe, siamo altresì convinti che la selezione di tipi omogenei, con superfici poco corrose, in quantità statisticamente accettabili, possano fornire dati interessanti e comunque suggerire indirizzi ulteriori di ricerca.
Riteniamo, inoltre, che la parzialità delle analisi XRF possa essere integrata con altre indagini di tipo correttivo: a questo proposito tutte le monete campionate per le analisi XRF e isotopiche sono state esaminate anche con la misura di densità. I risultati provenienti da queste due tecniche saranno poi combinati per proporre un modello matematico che auspichiamo possa restituire il valore del contenuto di argento il più possibile vicino a quello dell’intrinseco.